
L’altare di Ivan Theimer nella Cattedrale di Massa Marittima
In ogni edificio sacro l’altare è il centro e assume nella visione d’insieme e nella celebrazione una rilevanza particolare. L’altare deve essere unico, perchè è il simbolo di Cristo, e deve essere in pietra, a ricordare Cristo, la “Pietra” sulla quale la Chiesa è costruita. Ivan Theimer è un artista che nasce in Moravia. Poco più che ventenne lascia la Cecoslovacchia e si trasferisce in Francia dove completa i suoi studi artistici. Attualmente vive a Parigi, ma è frequentemente in Italia, a Pietrasanta dove si trovano gli artigiani fonditori e marmisti con cui lavora.
Nel Duomo di Massa Marittima l’artista trovandosi ad operare nello spazio ridotto del Presbiterio, ha dovuto scegliere dimensioni, materiali e collocazione, dialogando con l’antico. I materiali usati sono travertino e bronzo per non entrare in conflitto con i marmi usati per costruire l’altare seicentesco che fa da sfondo. La pietra usata è un travertino cavernoso tratto dalla stessa cava vicino a Massa Marittima da cui fu estratto il materiale di costruzione della cattedrale. E’ una pietra di oltre 5 milioni di anni. La tradizione del “sacrificio” offerto sulla pietra della propria terra è qui ricordata nell’altare, la cui pietra è ornata di lapislazzuli, piccole pietre preziose e graniti provenienti da Israele e dall’Egitto, nonché da piccoli testi, riprodotti al laser, di codici e papiri. Nella tradizione cristiana al sacrificio di Gesù si unisce il sacrificio dei santi e dei martiri. Le reliquie dei santi e dei martiri cristiani sono state inserite in un vano ricavato nella colonna centrale che sorregge l’altare.
La mensa dell’altare ha una pietra corrispondente nel pavimento, che sostiene le colonne; simbolicamente è la pietra del sepolcro della resurrezione. Le colonne che reggono l’altare sono sette. Il numero sette è legato alla cultura ebraica, è il numero che comprende il tre e il quattro, che indicano la perfezione assoluta e la durata nel tempo. Così il numero sette indica la pienezza.
Queste sette colonne sono ornate di vari elementi vegetali ed animali: la vite, il grano, i pesci, provenienti dalla tradizione biblica; ci sono riproduzioni dei codici medievali che descrivono la celebrazione e riproducono libri liturgici; ci sono gli animali legati alla tradizione di San Cerbone (patrono della diocesi cui la cattedrale è dedicata) come l’oca, l’orso, la cerva; ci sono animali quali la tartaruga e il serpente che sono tratti dalla tradizione patristica che reinterpreta la tradizione pagana. Questi due animali meritano un approfondimento per la loro originalità.
La tartaruga è animale ricco di una simbologia, in Cina ed in India, proprio per la sua corazza, carapace, era considerato incarnazione del “mondo”, la terra considetata piatta e la volta celeste. Il carapace, diviso in 24 parti, offriva elementi divinatori per capire l’andamento dei raccolti dell’anno. La tartaruga, rifugiandosi all’interno della sua corazza, descriveva la forza delle virtù domestiche. Deponendo un gran numero di uova significava la fecondità; vivendo a lungo indicava l’eternità: proprio per questo era venerata come un animale sacro e descritta come sostegno del mondo le cui fondamenta poggiavano sulla sua potente corazza.
Attingendo a queste antiche leggende e riti, Theimer l’ha collocata a sostegno delle colonne che sorreggono l’altare: il serpente tra le zampe della taratruga è una chiara allusione a tante credenze antiche d’immortalità dell’animale, che cambia pelle, che riproduce la parte perduta. Raffigurando questi due animali mitologici Theimer ha voluto non solo dire che il Sacrificio Eucaristico è l’espressione della nuova ed eterna alleanza, ma anche il superamento dei sacrifici antichi.
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